Anna si illudeva e lo sapeva.
Ma a volte far finta di poter raggiungere la luna è l’unica motivazione per camminare e viaggiare in questo mondo. Poi alla fin fine sappiamo che non ci potremo mai arrivare, ma in questa illusione avremo conosciuto gente e posti nuovi che ci avranno distratto dal nostro obiettivo, forse anche solo per un secondo, ma almeno utile per dimenticare quella Luna che tanto desideriamo e tanto ci fa del male.
Lei era innamorata, ma non lo voleva ammettere.
Ammettere di amare significa ammettere di dipendere da qualcun altro e per chi si fa portavoce dell’orgoglio e dell’autosufficienza sarebbe un passo falso.
Anna era una donna molto forte, forse troppo.
Era arrivata alla soglia dei quaranta solitaria, o come si dice oggi nell’epoca moderna e trash, single.
Aveva desiderato, aveva provato passione, si era solo divertita, ma forse non aveva mai amato.
Si autoconvinceva che non era indispensabile, che non era importante amare.
“Si può vivere senza amore, ve lo assicuro” ripeteva continuamente alle amiche.
In realtà lei aveva amato. Solo una volta.
Ne era rimasta talmente bruciata che il suo cuore, andato a frantumi, non è riuscito più a rigenerarsi.
Aveva amato. Aveva sopito il suo carattere, la sua personalità, la sua vita per lui.
Aveva rinunciato ai suoi sogni solo per lui.
Aveva cancellato parte di sé per quell’amore arrivato all’improvviso.
Poi quando un giorno entrò in casa e lo vide con un’altra, nel letto, mentre si divertivano alle sue spalle, il suo cuore e la sua mente non ce la fecero più.
Il cuore andò in frantumi.
La sua mente divenne gelida.
Lei divenne un muro.
Così passarono anni.
Usò gli uomini e si fece usare.
Si divertì con loro.
Non provò mai un sentimento, perché “non ne vale la pena, ciò che ti può dare un uomo è solo quello che hanno nei pantaloni o un bel gioiello… il resto lo lasciamo alle favole….”
Il suo cinismo, la sua freddezza, il suo orgoglio divennero lo scudo, e la giustificazione del suo agire.
Ma la Vita così come ti ha fatto del male, può chiederti perdono e regalarti al momento meno opportuno il dono più bello.
Così Anna conobbe per puro caso Stefano.
Erano in discoteca. Amici in comune. Un cocktail offerto. Quattro chiacchiere. Buonanotte.
“Buonanotte?”
Si chiedeva Anna: “dopo una serata non mi ha nemmeno chiesto se mi poteva accompagnare a casa per poi… ma è strano…”
Il giorno dopo le arrivò un messaggio: “Buongiorno cara. Sono Stefano. Scusa la mia invadenza, ho chiesto il tuo numero a Luca. Volevo sentirti e magari offrire un caffè. Sempre se ti va.”
Nel pomeriggio presero un caffè. E nulla più.
Stefano era diverso dagli altri. Non la usava. E non voleva nemmeno farsi usare a quanto pare.
Passarono un mese così.
Appuntamenti. Qualche bacio fugace. Dolci parole accompagnate da antichi ed eleganti gesti.
Una sera, in riva al mare con un forte vento, lui prese la sua mano e le disse “posso innamorarmi di te?”
Per la prima volta delle lacrime di felicità bagnarono il viso di Anna.
E quella donna che si era venduta al sesso e al cinismo si abbandonò invece all’Amore più vero e sincero, innocente e puro.
Passarono vari mesi.
Felici.
Pieni di gioia e serenità.
L’Amore può fare anche questo, cambiarti del tutto e renderti migliore.
Giorno dopo giorno il sentimento cresceva sempre di più, e Anna ne rimaneva sempre più sconvolta, felicemente.
Dedicarsi totalmente ad un’altra persona. Donarle il cuore e la quotidianità. Condividere sentimenti, esperienze, difficoltà, tutto.
Era innamorata e non lo sapeva.
Eppure…
Ma anche nel cielo più limpido arrivano le nuvole.
E le nuvole provocarono Anna e lei non riuscì a resistere.
Una sera, infatti, erano in discoteca. Stefano mancava per lavoro.
Le si avvicinò un affascinante ingegnere, la corteggiò come solo un Don Giovanni sa fare, lei rimase turbata, forse la sua ingenuità, forse qualche bicchiere di troppo, o solo la solita voglia di evadere dall’abitudine la presero e in quella notte tradì il suo Amore.
Anna perché?
Non eri felice? Non eri innamorata? Perché lo hai fatto?
Perché hai rinunciato all’Amore per una notte? Per un divertimento? Per un gioco?
Appena si svegliò in un letto di un estraneo il Disagio e la Paura presero il soppravvento.
Si vestì e scappò via piangendo.
Tornò sulla riva di quel mare dove le era stato chiesto di iniziare un sogno nella vita reale. Pianse tutto il giorno. Tornò a casa. Si buttò nella doccia cercando di cancellare dal suo corpo quella maledetta notte che le avrebbe rovinato sicuramente la Vita.
Spense il cellulare.
Non aveva il coraggio di rispondere a Stefano.
La vergogna l’assaliva ogni secondo.
Qualcuno suonò al campanello. Era lui. Stefano.
Nel pieno di un pianto pieno di vergogna e dolore confessò tutto, il suo Amore non meritava menzogne. Lui freddo e distaccato la guardava. Ma quei occhi lucidi parlavano, anzi le gridavano addosso la delusione e la sofferenza che quell’uomo stava provando in quegli instanti.
Lui disse semplicemente “addio” e andò via.
Freddo, distaccato, lontano.
Non voleva regalarle nemmeno il dolore dell’innamorato ferito, lei non meritava nemmeno quello.
Passò un mese nel silenzio.
Anna riprovò a chiamare Stefano. Si videro per un caffè. Ma appena si avvicinava alla sua mano, lui schifato si allontanava.
Presero un secondo caffè. L’unica frase che riuscì a dire Stefano era “è tutto inutile”.
Passarono altri mesi. Solo qualche sms.
Qualche saluto.
Poi l’indifferenza completa.
Ma Anna non si dava pace. Non si perdonava. Non poteva farlo.
Voleva amare. E voleva amare solo Stefano.
Dopo un anno lo richiamò.
Lui era più tranquillo.
Si videro per una cena. Parlarono molto. Lui aveva trovato lavoro. Frequentava nuova gente e nuovi posti. Aveva viaggiato. Aveva vissuto anche un’altra storia. Quest’ultima notizia turbò Anna.
Nel suo sguardo si percepiva qualcosa di strano e Stefano le disse:
“bhe, per forza.. la vita va avanti… dopo una caduta ci si rialza… è la vita… “
Lei si alzò dal tavolo e se andò.
Non riusciva ad accettarlo. Che le mani di Stefano avessero toccato un altro corpo, no, non lo accettava. Era puro egoismo. Lo sapeva. L’egoismo di chi ama.
Passarono altre settimane. Continuarono a sentirsi.
Anna ci sperava, ci credeva…. Si illudeva.
Anche la più piccola e dolce parola che Stefano le poteva dire , lei poteva e voleva fraintendere.
Un suo “a presto” diventava chissà quale promessa.
Un suo “ vorrei tanto davvero” si trasformava “ci sto riprovando”.
Illudersi le faceva bene.
La rassicurava.
Passarono altri mesi. Lei che viveva in una finta e bugiarda illusione.
Lui che sicuramente provava ancora qualcosa, ma un qualcosa che piano piano doveva morire. Il perdono è una virtù che non tutti hanno e Stefano a quanto pare non la conosceva.
Eppure a lei sarebbe bastato prendere la macchina ogni sera, fare quei chilometri per raggiungerlo, dirgli “ciao” e andarsene. Le sarebbe bastato anche solo quello, tanto era l’amore che poteva ancora provare.
Perché dopo una caduta ci si rialza, è vero, più forte di prima, ma solo perché si sa come camminare e dove mettere i piedi, pur ripercorrendo la stessa strada.
Il problema è se riusciamo a trovare il coraggio a ripercorrere la stessa strada dopo l’inciampo.
Questo è il reale problema.
Di
Mino Bianco